Nel corso del V secolo a.C., dai monti dell’Abruzzo discende una popolazione italica diretta alle più fertili pianure, e si attesta tra l’Irpinia e la Puglia. Sono i Sanniti, che occupano tutto l’entroterra, spingendosi in qualche caso fino a Neapolis, Ercolano e Pompei. Ne scrive anche Tito Livio, riferendosi alla sannitizzazione dell’area campana e alla conseguente formazione del popolo dei Campani. Secondo l’autore latino, i Sanniti sono un popolo feroce, militare e predatore, per niente interessato alle attività produttive e di scambio.
Questa descrizione fa pensare a un popolo arroccato sui monti e dedicato esclusivamente alla pratica della pastorizia.
Tuttavia i ritrovamenti archeologici attestano un alto grado di civilizzazione. Dalla Pentria più profonda col raffinato sito di Pietrabbondante fino alla Valle del Medio Volturno. I ritrovamenti della necropoli di Alife stanno consentendo di studiare una civiltà che i Romani, da una parte con le devastazioni dall’altra con la propaganda storiografica, hanno quasi completamente cancellato.
La penetrazione di Roma nelle aree interne della Campania è resa lunga e complessa proprio dalla presenza dei Sanniti. Le guerre sannitiche si protraggono dal 343 al 290 a.C., e vedono non poche sconfitte da parte romana, come nel caso delle Forche Caudine (321 a.C.).
Le tracce lasciate dai romani sul territorio sono notevoli. Alife, con la sua cinta muraria in opus incertum pressoché integra, ne è un meraviglioso esempio. La città  conserva intatto l’impianto urbano, con le quattro porte tipiche del castrum, all’incrocio tra gli assi viari che collegavano Caiatia a Bovianum attraverso il Matese, e Venafrum a Telesia. Il Museo Archeologico di Alife raccoglie i reperti di decenni di scavi, e in un bel percorso didattico e scientifico illustra anche i ritrovamenti più recenti. Ma la traccia di Roma è forte in tutto il territorio del parco. I dintorni di Alife sono punteggiati di ritrovamenti: ville, necropoli e oggetti rinvenuti nei campi, porzioni di acquedotti, fondazioni, opere murarie, mausolei. Opere architettoniche che attestano il repentino sviluppo conosciuto da quest’area con la sua romanizzazione.
L’acquedotto romano di Faicchio è tra i meglio conservati della Campania, ed oggi è visitabile con l’accompagnamento di guide esperte.
A Faicchio fa bella mostra di sè il ponte romano di Fabio Massimo, perfettamente conservato, mentre più a nord, nella suggestiva e stretta Gola di Lavelle, è il ponte romano cosiddetto di Annibale.
Sul versante molisano del Matese merita una visita la deliziosa Saepinum, che conserva un bel teatro, il foro, le strade principali e le porte, molti edifici e un tempio, integrati in un borgo rurale tuttora abitato.