Questa è una montagna antica; la sua storia è affascinante. Circa cinque milioni di anni fa le spinte tettoniche iniziarono a sollevare rocce formatesi sul fondo di caldi mari tropicali, il tempo dei dinosauri, l’era Mesozoica. Per effetto delle spinte, quelle rocce si sollevarono fino a generare alte montagne, così come raccontano le pieghe della roccia, le faglie che tagliano il massiccio montuoso da parte a parte, i fossili che ne popolano gli strati. L’erosione fece il resto, scavando valli e canyon, invadendo le depressioni fino a formare laghi, inabissandosi nel sottosuolo a costruire piccole e grandi grotte carsiche.
La roccia che costituisce questi monti è il calcare. Si forma in acqua, e quindi l’acqua, col dovuto tempo, la può sciogliere. Grazie a questa sua proprietà, il calcare è la roccia carsica per eccellenza. Nelle profondità del Matese la natura ha scavato grotte e inciso forre, ha spianato campi e affondato depressioni, ha scolpito pinnacoli e disegnato curve. Sono morfologie affascinanti, dai nomi esotici. Polje, uvala, doline, come quelle nell’area di Gallo Matese, o come le bizzarre forme di Campo dell’Arco, al piede del Monte Miletto.
Valli fluviali e canyon come la Forra dell’Inferno, la Gola di Caccaviola, la Forra di Lavelle, il grande canyon di Pesco Rosso, sono luoghi di esplorazione e avventura, oltre che autentico paradiso per i geomorfologi.
Le forme glaciali delle quote più elevate sono testimoni delle fasi fredde attraversate da questa montagna durante le ultime glaciazioni. E le valli sospese sulle alte pareti meridionali della Gallinola, affacciate sul Lago del Matese, raccontano di epoche remote, ben prima che la tettonica, coi suoi ultimi movimenti, sollevasse così in alto le cime e sprofondasse le grandi valli in cui oggi sorgono i laghi.
La lunga storia geologica di questi terreni è testimoniata del resto anche da noti reperti paleontologici, come quelli di Pietraroja. Qui negli anni settanta è stato rinvenuto il fossile di un cucciolo di dinosauro, lo Scipionyx samniticus. Soprannominato Ciro, il piccolo dinosauro è famoso in tutto il mondo, ed è l’ospite d’onore del Paleolab, un museolaboratorio didattico in cui è possibile compiere un autentico viaggio nelle profondità delle rocce, alla scoperta del passato geologico del Matese e dell’Appennino. Studenti e appassionati di ogni età  possono toccare con mano strumenti e metodi dei paleontologi, ricercatoridetective che attraverso indizi minimi ricostruiscono eventi avvenuti milioni di anni fa.
Il Paleolab sorge a pochi metri da un importante giacimento in cui abbondano fossili di pesci, resti vegetali e tracce di invertebrati. Ma la geologia è di casa su tutto il Matese, come sulle ventose creste della Gallinola, dove si rinvengono spettacolari fossili di rudiste giganti; o a poca distanza dal centro storico di Cusano Mutri, dove fanno bella mostra di sè le arricciature a fisarmonica della Formazione di Longano. Le miniere di bauxite abbandonate del Monte Mutria sono visitabili invece mediante un percorso accessibile a tutti, che sorprende anche l’escursionista più navigato.