Tutta l’area reca i segni, negli edifici e nelle opere d’arte, dello stile diffuso al tempo della dominazione spagnola.
Cerreto Sannita, ad esempio, sorge in un luogo diverso da quello della città precedente, menzionata da Livio e Polibio come Cominium Ceritum. Rasa al suolo nel 1688 da un terribile terremoto, fu ricostruita con un impianto ordinato e pulito, privo di mura difensive, tipico della concezione urbanistica del Settecento.
Su eleganti strade ortogonali si allineano isolati a spina, a corte e a blocco, e bei palazzotti in pietra calcarea sono abbelliti con stucchi dai colori tenui. Un sapiente intervento di restauro ha restituito alla cittadina l’aspetto di un tempo, soprattutto nella elegante piazza San Martino, sulla quale affaccia la chiesa omonima.
La fontana al centro della piazza, denominata dei Delfini, proviene da Piazza Mercato a Napoli, e sembra essere la stessa di fronte alla quale Masaniello arringava il popolo esortandolo alla rivolta.
Oggi passeggiare per le strade e per i vicoli di cerreto è un vero piacere.
Un tipico esempio di dimora gentilizia è il Palazzo Filangieri de Candida Gonzaga a San Potito Sannitico. Costruito nel Settecento dalla famiglia dei Sanillo sui resti di una villa romana, di cui si conserva un acquedotto, fu ampliato nel corso dell’Ottocento dai Conti Gaetani, ed è oggi proprietà dei Conti Filangieri, che lo hanno reso visitabile. Recentemente il palazzo è stato dichiarato monumento di interesse storico-artistico.
Sant’Angelo d’Alife si sviluppa su un vasto territorio, che delle pendici meridionali del Matese risale fino all’alta montagna. Il suo centro storico vanta palazzi del XVIII e XIX secolo, e su una piccola piazza affaccia il settecentesco Palazzo Serra dei Gerace, ora Windish-Graetz.
Forte è il desiderio di organizzazione del popolo matesino. Queste montagne hanno assistito ai profondi cambiamenti sociali e politici che hanno attraversato la penisola nel periodo dell’Unità d’Italia. Sono state anche teatro di importanti episodi del movimento anarchico, come quello che nel 1877 portò figure di primo piano come Cafiero e Malatesta a costituire la cosiddetta Banda del Matese, che aveva lo scopo di espropriare i proprietari terrieri e destituire ogni forma di gerarchia e autorità.
Ancora oggi i centri abitati della fascia pedemontana sono animati e vivaci, vi fervono iniziative e manifestazioni, a dimostrazione della genuinità e dell’intraprendenza di questo popolo.