L’aria. Così leggera, inconsistente, impalpabile. E l’acqua, fonte di vita e principale responsabile del modellamento del paesaggio. Nell’aria nascono i venti, si addensa l’umidità delle nuvole, condensa la pioggia, si forma la neve. Il Matese è figlio dell’aria e dell’acqua.
Su queste montagne si registra il più alto numero di avvistamenti di avifauna dell’intera Campania. Sulle sponde del Lago Matese, il lago carsico più alto d’Italia, sosta abitualmente l’airone cenerino, mentre a quote maggiori volteggiano il falco pellegrino, il nibbio reale e il lanario. Nei boschi, e nei pressi delle grotte, nidificano il barbagianni e il gufo reale, il rapace notturno più grande d’Europa. E poi calandri e gracchi, picchi e beccacce, allodole e tordi. Ma la padrona incontrastata dei cieli è l’aquila, che è tornata a nidificare negli anfratti delle alte pareti calcaree. Con un po di fortuna la si può osservare mentre veleggia alla ricerca di prede: grazie alla sua vista leggendaria avvista lepri e pernici a chilometri di distanza, poi si lancia in picchiata senza sbagliare un colpo. È un vero spettacolo.
Nelle acque dei tre laghi del Matese nuotano pesci prelibati come la trota e il triotto. Sulle loro rive cresce una vegetazione rigogliosa di giunchi e canneti delle paludi, tipica delle zone umide. Ancora oggi si possono scorgere i lontri, tipiche imbarcazioni a fondo piatto, ancorati tra i canneti o spiaggiati a riva.
Ma gli animali amanti dell’umidità popolano anche i canyon e gli ingressi delle caverne. Qui vivono anfibi rari come l’ululone dal ventre giallo, la salamandrina dagli occhiali, la raganella, il tritone crestato, e rettili innocui come l’orbettino, la biscia d’acqua, il biacco, il saettone, la lucertola campestre, il ramarro. E poi svariate specie scientificamente rilevanti di lepidotteri, emitteri e coleotteri di diverse fogge e dimensioni, che popolano il sottobosco e le parti iniziali delle grotte.
La fascia pedemontana è rinverdita da boschi di cerro, farnia e roverella, in cui sgambettano volpi e cinghiali. Il Bosco degli Zappini di Fontegreca, esteso per oltre settanta ettari dal centro abitato all’alta valle del torrente Sava, è tra le più importanti cipressete del Mediterraneo. Meta di botanici e studiosi, è il luogo ideale per fresche passeggiate. Oppure l’oasi naturalistica delle Mortine, riparo sicuro per lo svasso, il martin pescatore, l’airone e numerose anatre e oche.
Più in quota predomina il faggio. Forma grandi boschi, tra i più vasti dell’Appennino, e cresce spesso in associazione con l’agrifoglio e qualche volta del tasso.
Proprio qui, tra i faggi e gli aceri che in autunno arrossano i versanti dei monti, alloggia un ospite d’eccezione: il lupo. È l’ultimo rappresentante dei grandi predatori che un tempo popolavano queste montagne. Demonizzato da ingiuste leggende e in passato combattuto da contadini e pastori, oggi questo meraviglioso animale è tornato ad abitare il Matese.